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Sabato, 20 Aprile 2024
Livorno Calcio

Caos Livorno, tempo scaduto per salvare la società: dentro chi mette i soldi, fuori gli altri

La guerra societaria sta portando il club verso un inesorabile declino. Serve un impegno economico che assicuri stabilità, governabilità e onorabilità al club. Chi non può garantirlo dovrebbe avere il pudore di farsi da parte

Adesso basta, il tempo delle chiacchiere e dei silenzi è scaduto. Ognuno metta da parte strategie e interessi personali e tiri fuori soldi che servono a salvare la squadra, il campionato, la società e la dignità. Se non ci tenete a quella personale, provate a pensare a quella di una città intera e a quella di un club, il Livorno, che, per carità, non sarà il Real Madrid, ma si è fatto conoscere in tutto il mondo. E se non tenete neppure a quella, fatelo per rispetto di chi, fosse anche uno soltanto, ha dedicato tempo e risorse per una passione che è diventata un credo. Fatelo infine, se neppure questo vi ha convinto, semplicemente perché da rispettare ci sono delle regole che sono alla base del gioco e se non le si vuole osservare non si ha diritto neppure a prenderne parte. 

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Lo facciano in primis Aldo e Roberto Spinelli, che "state tranquilli lasceremo il Livorno in buone mani e se ci sarà bisogno (parola del commendatore) ci sarò sempre perché il mio cuore è a metà amaranto e metà rossoblù, del Genoa". Lo facciano i soci di BancaCerea o lo stesso istituto bancario, con il suo presidente Luca Paolo Mastena il quale, se nell'ultimo giorno di calciomercato può permettersi di andare negli studi di Sportitalia a ridere, scherzare e promettere soldi (non al Livorno, sia chiaro), non si farà problemi a finanziare ancora, qualora ce ne fosse bisogno, i suoi "galantuomini e rispettabilissimi imprenditori".

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Lo faccia, anzi continui a farlo, Rosettano Navarra, per la verità l'unico della società che, al momento, si è sposto almeno con la squadra e con i tifosi, oltre a tirare fuori mezzo milione di euro cash, trasferta a Piacenza inclusa. E diversamente, per quanto possibile e ovviamente senza metterci un euro, lo faccia anche il sindaco di Livorno, Luca Salvetti, che non può certo interferire in rapporti economici tra privati, ma che da primo cittadino - tra l'altro tifoso - deve provare a difendere con tutti gli strumenti possibili il titolo sportivo della vecchia Unione, oggi Associazione sportiva Livorno calcio, patrimonio della città.

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Perché in gioco c'è proprio il futuro del club amaranto, le cui vicende societarie stanno pian piano portando verso un finale scritto con i libri in tribunale e il rischio fallimento. Anzi, neppure troppo piano, considerato che lunedì 11 ottobre sarà il termine ultimo per presentare la fideiussione da un milione di euro per tesserare ufficialmente quei giocatori messi sì sotto contratto, ma non ancora disponibili e altrimenti svincolati a partire dal giorno successivo alla scadenza. Senza quegli innesti, sarebbe inimmaginabile terminare il campionato o anche soltanto arrivare a gennaio in una situazione di classifica che ormai non fosse compromessa. Sarebbe l'inizio della fine, per usare le parole di Navarra. 

Andrebbe male in campo e peggio fuori. Se già i primi impegni economici sono stati onorati in ritardo o addirittura non ancora assolti, con il rischio penalizzazioni a incombere costantemente, viene difficile pensare che possano esserlo in futuro senza una svolta nel cda di sabato prossimo 9 ottobre e nella successiva assemblea dei soci. In quelle sedi, chi non sarà in grado di garantire stabilità, governabilità e onorabilità al club, abbia la decenza o faccia semplicemente la cortesia di farsi da parte.

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