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Caos Livorno, Navarra attacca Banca Cerea e Spinelli jr.: "Vendita incauta, ho sbagliato a fidarmi ma non mollo. Fallimento? Qualcuno sorriderebbe"

Stipendi pagati in ritardo, fideiussione per il calciomercato, il ruolo dell'istituto bancario e di Lamanna, le frizioni interne nel cda. Il presidente degli amaranto è un fiume in piena e non risparmia pesanti critiche a Mastena e all'ex amministratore delegato della società

Parla per un'ora e mezza, perde più volte il filo del discorso cercando di fare chiarezza in una situazione societaria tremendamente ingarbugliata, lancia accuse pesanti e, infine, prova a delineare uno scenario futuro che resta incerto, compresa l'ipotesi di un fallimento che, probabilmente, "farebbe sorridere qualcuno". Dopo dieci giorni di silenzio, Rosettano Navarra si presenta da presidente del Livorno al termine del pareggio interno con il Lecco con una conferenza stampa che dura un'eternità.

Al netto delle sue responsabilità ("Ho sbagliato a fidarmi, ma anche Spinelli ha creduto alla banca in buona fede"), l'ex numero uno di Frosinone, Fano e Vis Pesaro mette nel mirino Banca Cerea e il suo presidente, professor Luca Paolo Mastena ("sarebbe da prendere a ceffoni, continua a voler fare il regista con personaggi come Lamanna"), oltre che la famiglia Spinelli e, soprattutto, il figlio Roberto. "Non è tanto chi fa fallire la società – dice Navarra –, ma quando questa viene ceduta con una situazione debitoria importante a persone che non possono farne fronte, secondo me si tratta di vendita incauta. E chi ha fatto l'amministratore delegato fino a poco tempo fa ne deve rispondere".

Fallimento che, sostiene ancora Navarra, "farebbe sorridere qualcuno. Mi sembra però che qualcuno stia venendo anche dalla mia parte. Sia chiaro: potrei dimettermi, perdendo anche mezzo milione di euro e non sarebbe un problema. Ma volevo il Livorno un anno fa e lo voglio ancora. Proverò a prendere la maggioranza con un aumento di capitale, speriamo entro qualche giorno di poter iniziare a parlare solo di calcio". 

Navarra sul Livorno: "Avrei voluto acquistarlo un anno fa, Spinelli non rispose"

Navarra attacca ripercorrendo tutte le tappe che lo hanno portato a Livorno, spiegando come le strade dell'attuale presidente e dell'amaranto avrebbero potuto già incrociarsi all'inizio dello scorso campionato: "Inviai una Pec all'avvocato Gatto - sottolinea Navarra - con una manifestazione di interesse con la squadra in B perché mi era arrivata la voce che la famiglia Spinelli volesse vendere. Tuttavia a suo tempo non ricevetti neanche una risposta, nonostante la cifra offerta fosse quella che la proprietà richiedeva. All'inizio di questa stagione poi ho allacciato per la prima volta i contatti con Spinelli". 

L'incontro con i soci e il ruolo di Banca Cerea

Inizialmente ci sarebbe dovuta essere una suddivisione delle quote tra il solo Spinelli e Navarra: "Prima spuntarono improbabili compratori (Yousif e Fernandez, ndr) - specifica l'attuale presidente - poi questa cordata che faceva riferimento a Banca Cerea. Mi sono fatto convincere a entrare in questo progetto cercando, insieme a Spinelli, di prendere tutte le garanzie possibili. Tuttavia l'unica quota disponibile era il 31% perché l'altro 69% era stato 'promesso' alla cordata. Il presidente dell'istituto bancario (Mastena, ndr) mi ha quindi pregato di far restare anche il commendatore e alla fine siamo andati tutti dal notaio per firmare la cessione lasciando il 10% alla famiglia Spinelli con la clausola che entro un anno avrei comprato le quote dell'ex presidente amaranto. Purtroppo ho un difetto: tendo a fidarmi delle persone delle quali mi circondo". 

Caos Livorno, il fallimento non aspetta il tribunale: la vergognosa realtà di una società fantasma 

Fiducia che è venuta subito meno nei confronti di Banca Cerea: "Come fa un istituto a finanziare con un milione quattro persone senza prendersi le giuste garanzie? Per non parlare del suo presidente, o dei presidenti visto che quando sono andato nella loro sede c'erano più direttori che impiegati. Mastena è una persona che quando dovevamo incontrarci a Roma non si è neanche presentato, facendomi aspettare due ore in stazione. E quando ci siamo rivisti si è inginocchiato ma gli ho detto di alzarsi e di fare la persona seria. Continua a parlare per sentito dire ma così lo fanno solo i poveretti. Questa persona si comporta come un paesano e invece si dovrebbe informare sul mio conto prima di parlare. Faccia i fatti e cancelli il mio numero dalla sua agenda". 

I contrasti con i soci e il tentativo di scalata: "L'offerta ricevuta sembrava scritta da Totò e Peppino"

Fin dai primi giorni, la convivenza tra gli imprenditori finanziati dalla banca e Navarra è quindi apparsa quasi impossibile: "Ci sono state subito delle vedute diverse - commenta il presidente - anche perché loro erano entrati in società senza neanche un progetto a differenza mia. Nel primo cda ci sono stati degli screzi e poi siamo arrivati a farci delle offerte per rilevare l'uno le quote dell'altro. Io ho mandato una Pec per rilevare il 34% delle loro quote ma non ho ricevuto risposta, loro mi hanno inviato due pagine che chi le ha visionate ha detto che sembravano scritte da Totò e Peppino. Poi però quando ci siamo incontrati da Banca Cerea ed è stato il momento di saldare le scadenza non si parlava più di offerte ma era una gara a chi scappava prima. Qui ho messo in dubbio il mio rapporto con Spinelli perché, non avendo fatto una due diligence, mi ero fidato e avevo visto le note contabili proprio poco prima della firma dal notaio". 

Sulla questione stipendi e scadenze, Navarra taglia corto: "Occorreva pagare 129mila euro per gli F24, 210mila di emolumenti  e 446mila tra Irpef e tasse. Il 30 settembre mi accorgo che niente era stato saldato e allora mi accingo a fare un bonifico per coprire la parte relativa agli F24 ed evitare almeno quella penalizzazione. Degli stipendi non pagati l'ho saputo direttamente dai giocatori e mi sono vergognato come un cane. In sostanza mancavano dei documenti e la banca non era in grado di fare queste operazioni. Tutto è stato poi pagato, vedremo se ci saranno delle conseguenze". 

I debiti e le colpe della famiglia Spinelli: "Vendita incauta, adesso il commendatore trovi con me una soluzione"

Rosettano Navarra conferenza-2

Navarra sottolinea come la situazione debitoria, comunque riportata nei documenti, non fosse esattamente come quella reale, soprattutto dal punto di vista delle scadenze: "Nel Livorno ci sono debiti per circa 3,5 milioni di euro tra spese correnti (Coni, stadio ecc), scadenze con la Lega e altre tasse da pagare. Io, ripeto, non avendo fatto la due diligence non ero a conoscenza di tutto e mi sono fidato. Adesso però è giusto che chi ha creato tutto questo ponga un rimedio". L'attuale presidente chiama in causa la famiglia Spinelli: "Il commendatore non l'ha fatto di proposito, ma è stato lui a mettermi in questa situazione e quindi deve trovare, insieme a me, una soluzione per porvi rimedio. Vorrei dire al figlio Roberto, invece, che se qualcuno vende una società come il Livorno con quei debiti a persone impossibilitate a farne fronte, questo si chiama 'incauta vendita' e qualcuno che fino al mese scorso ha fatto l'amministratore delegato dovrebbe risponderne perché parliamo di svariati milioni. So che qualcuno sorriderebbe nel vedere il Livorno fallito, ma io farò di tutto per evitare questo". 

Nuovo cda e ricapitalizzazione, la strada per salvare il Livorno

Nessun nome, anche se gli indiziati sono chiari ("Non faccio nomi, se proprio devo prendermi una querela è per dare un ceffone al presidente di quella banchetta"). Ma qual è quindi l'unico modo per poter sperare di salvare il Livorno? Navarra ha le idee chiare: "Posso solo usare gli strumenti che la legge di permette, ovvero le assemblee e il cda. Ho volutamente smesso parlare con determinati signori e mi fa piacere vedere che il vicepresidente Aimo e Presta (un membro del cda, ndr) stanno cambiando atteggiamento. Dobbiamo assolutamente ripianare la situazione attuale e fare un aumento di capitale per far sì che la società possa andare avanti. Tra qualche giorno (10 o 11 ottobre) ci sarà un nuovo consiglio di amministrazione e vedremo in quel caso chi si farà da parte e chi no. Io spero, purtroppo non mi resta altro da fare, che persone come Aimo e Presta abbiano fatto davvero un cambio di casacca, ma questo lo capiremo soltanto quando ci sarà da alzare la mano. Purtroppo Mastena continua ad avere un ruolo di regia grazie ad alcuni personaggi come Lamanna, consigliere della banca e di Roberto Spinelli. Stanno cercando di mettermi la museruola, se ci riusciranno tanto di cappello". 

Il mercato e la fideiussione da un milione di euro per sbloccare gli acquisti

Oltre agli aspetti societari, ci sono anche quelli tecnici. La squadra al momento è incompleta, ma serve una fideiussione da un milione di euro da presentare alla Lega per poter fare operazioni in entrata: "Ho detto a Spinelli che, visto che non mi fido degli altri, la dovevamo fare io e lui al 50% promettendogli che poi a fine giugno gli avrei restituito interamente la sua parte. Spero che si metta una mano sulla coscienza, con lui ho un buon rapporto ma purtroppo dopo aver trovato un accordo con lui chiama qualcun altro (il figlio Roberto, ndr) e le cose cambiano. Non credo, quindi, che il commendatore accetterà e se così fosse la situazione non sarebbe delle migliori. Senza quella fideiussione non possiamo tesserare i giocatori che già si stanno allenando con noi". Altra questione spinosa è quella del direttore sportivo: "Quando sono entrato nella società c'era una sola casella libera da riempire, quella del ds e non permettevo che lo facessero gli altri. Ho parlato con Rubino che, in poco tempo, mi ha detto due falsità: la prima è che aveva un contratto già firmato, la seconda che veniva pagato da Spinelli. Se fosse stato così avrei alzato le mani, ma visto che tutto questo non era vero in due ore ho dato mandato a Vittorio Cozzella". 

"La società appartiene ai tifosi, non a me"

Navarra conclude il suo intervento sottolineando l'importanza dei supporter: "Non mi interessa fare il padre padrone - conclude il presidente - le squadre non sono di chi ci mette i soldi ma dei tifosi e della città. Il Livorno appartiene a loro e alla città. Io sono soltanto uno che lo sta gestendo finché me ne verrà data la possibilità e se le cose andranno male sarà giusto trovare i supporter sotto casa a protestare. Ma voglio dire a tutti che non mi arrendo e vado avanti,  sarebbe troppo facile farmi da parte e perdere i 500mila euro che ho investito e lasciare tutto alla banca. Non lo farò, e da ora in poi i soldi li metterò direttamente nelle casse del Livorno. Se avrò il sostegno di pubblico e città, uscirò da questa situazione con una società diversa e allora capiremo come rimettere in piedi un'annata che rischia già di essere compromessa. Speriamo davvero di riuscirci, lavoro 24 ore al giorno per questo". 

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