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Cronaca

'Natale cancellato' tra fake news e fango mediatico, il coordinatore delle scuole Bini: "Odio da chi non verifica neppure le notizie, ormai è la norma"

La lettera del coordinatore Morescalchi dopo il caso dei giorni scorsi sollevato dal consigliere d'opposizione Alessandro Perini: "Propaganda e informazione funzionano così"

Il caso del presunto 'Natale cancellato' alla scuola primaria 'Bini', nei giorni scorsi, ha tenuto banco in città. Un fatto sollevato dal consigliere di Fratelli d'Italia, Alessandro Perini, che ha puntato il dito contro la dirigente scolastica accusandola di aver cancellato il Natale dalle scuole, sostituendo questa parola con 'inverno' durante alcune attività. Accuse che sono state prontamente rispedite al mittente, evidenziando la distorsione della realtà raccontata in video dal consigliere ma che comunque non hanno evitato alla scuola di finire per alcune ore al centro di un rumoroso 'frullatore mediatico'. Un termine che ha utilizzato, scrivendo anche alla redazione di LivornoToday, Massimiliano Morescalchi, coordinatore della classe in questione delle Bini. La sua riflessione va oltre il singolo episodio da cui prende spunto e, a nostro avviso che la ospitiamo integralmente,  merita un'attenta lettura. 

Natale alle scuole Bini, la dirigente "Strumentalizzati bambini e docenti. Perini chieda scusa, pronti alle vie legali"

"Ho pensato molto all'opportunità di rispondere all'odio che ci è stato vomitato addosso sulle varie pagine dei social in seguito alla pubblicazione di un video relativo a un biglietto scritto dai nostri alunni. E ho concluso che non sia il caso di rispondere alle accuse che ci sono state rivolte (tra l'altro senza possibilità di replica), quantomeno, non con gli stessi mezzi e con le stesse modalità. Lo farò nelle adeguate sedi giuridiche. Penso però che sia arrivato il momento, per tutti, di fare una seria riflessione sulla comunicazione".

"Nell'era dei social, la propaganda e l'informazione funzionano così: prendo alcune manciate di fango, le infilo in un frullatore senza tappo e poi accendo, sicuro del fatto che non sarà mai possibile ripulire tutto lo sporco. Non importa se la notizia sia vera, sia attendibile, sia verificata. L'importante è che sia funzionale ai miei scopi. Tanto so che troverò una larga parte della popolazione internauta pronta a crederci e a scatenare il proprio odio. Una grande fetta della stampa agisce in questo modo, per accumulare consensi o anche soltanto interazioni con le notizie pubblicate. E purtroppo lo fa anche una grande fetta dei rappresentanti politici, di qualunque 'colore', per accumulare preferenze in vista di elezioni politiche o per fomentare odio nei confronti di altri esseri umani. D'altra parte, il magistrato Ferdinando Imposimato disse che "governare equivale a fare credere, a convincere gli altri a pensare quel che si vuole che pensino".

"La stessa comunicazione del video divenuto virale fa appello alla parte egoistica dell'essere umano: “è stato cancellato”, “è stato abolito”, “è stato tolto”. Ed è una cosa potente: tutti noi siamo pronti a scattare come cobra quando pensiamo che ci venga tolto qualcosa, a torto o a ragione. Fa parte della nostra società profondamente egocentrica, che si para dietro ai valori di inclusività e amore per il prossimo propri del Natale, per poi disconoscerli non appena si ha la percezione che qualcuno voglia toglierci qualcosa. Infatti, nessuno ha sentito il bisogno di alcuna prova prima di dare credito alla voce di quel video, perché molte persone si sono sentite toccate nella loro “proprietà”, come se i valori del Natale fossero loro e solo da loro compresi".

"La maggioranza delle persone che ha commentato la notizia apparsa in questi giorni sulle scuole Bini, lo ha fatto senza accertarsi di ciò che è veramente accaduto e con dei toni e dei contenuti quanto più lontani dai valori espressi dallo spirito del Natale e dai princìpi cristiani. Nessun giornalista e nessun politico è venuto a osservare la nostra scuola; nessun giornalista e nessun politico, così come nessun privato cittadino, mi ha contattato per chiedermi cosa fosse successo. Il problema è che nell'era dei social la comunicazione funziona in questo modo: la prima versione di un avvenimento, dal più serio al più innocente come un biglietto di un bambino di 7 anni, deve essere necessariamente la realtà dei fatti. Per cui, nascosto dietro una tastiera, posso sentirmi libero di vomitare qualunque offesa infamante e volgare nei confronti di persone che non conosco, di cui non ho conoscenza di come svolgano il proprio lavoro né di quale idea abbiano del mondo".

"Credo che la politica sana del nostro Paese, se ne è rimasta una, debba interrogarsi a fondo su questa tematica. Anziché proporre interrogazioni parlamentari su un biglietto della scuola primaria, sarebbe forse il caso che si proponesse un'interrogazione parlamentare sull'utilizzo dei social e sulle conseguenze che calunnie e offese lesive della dignità e della professionalità degli altri dovrebbero avere a livello legale. Un'altra riflessione che mi sento di fare, ancora più importante per me, è relativa alla comunicazione tra le famiglie e gli insegnanti. L'atto educativo è un'azione combinata. La comunità educante (famiglie, insegnanti, educatori…) deve rappresentare un unico corpo con un'unica intenzione: collaborare per aiutare i nostri bambini a divenire adulti consapevoli, in possesso degli strumenti per esprimere pienamente il proprio potenziale, capaci di essere e sentirsi responsabili non solo per sé stessi ma anche del benessere degli altri. Progetto che si può realizzare solo attraverso l'apertura della scuola verso le realtà sociali esterne, le famiglie prima di tutto. I princìpi cardine del rapporto tra genitori e insegnanti devono essere la comunicazione costante, la fiducia, il rispetto".

"Se c'è una cosa che questo episodio ci mostra è che da questo punto di vista c'è ancora tanto da lavorare. Tutta la vicenda è scaturita, infatti, da una mancanza di comunicazione. Se coloro che si sono indignati per il messaggio contenuto nel biglietto ci avessero chiamato o scritto una mail, avremmo fornito loro un chiarimento sulla valenza didattica di quel lavoro, come facciamo ogni volta che ci viene chiesto, e spesso anche quando non ci viene chiesto. Lo avremmo fatto con chiunque ce lo avesse chiesto. Ma nessuno l'ha fatto. Avremmo potuto spiegare che in quel biglietto non c'era alcun riferimento al Natale semplicemente perché quello non era un lavoro che riguardava il Natale, a differenza di molti altri lavori svolti dai bambini".

"Mi sento perciò di rivolgere un invito accorato a tutti gli insegnanti e i genitori che leggeranno questa mia lettera: non permettiamo che il modo malato di comunicare che una gran parte della politica e della stampa utilizzano, condizioni i nostri rapporti. Famiglie e insegnanti non sono elementi contrapposti, non ci troviamo nelle due posizioni opposte della barricata. Siamo un solo corpo che agisce, o almeno tenta di farlo con tutte le proprie forze, in virtù di una crescita sana e improntata al benessere di quelli che sono il futuro della nostra società: i nostri bambini. Non permettiamo che persone senza scrupoli strumentalizzino i nostri figli per biechi scopi personali".

Parliamo.

Non lo fa più nessuno.

Parliamo guardandoci negli occhi.

Permettiamo ai nostri bambini di realizzare quello che hanno recitato nello spettacolo del 21 dicembre:

“Per la mancanza d'affetto e d'amore

Un giorno il mondo ebbe un malore,

e poiché si sentiva cadere

un bimbo piccino lo volle tenere.

Aprì le braccia più che poté…

 Però non riusciva a tenerne un granché.

A lui si unì un altro bambino…

Ma non ne tennero che un pezzettino.

Allora vennero altri, a 10, a 20,

E unirono mani e continenti!

Bambini pallidi, giallini, mori

In un girotondo di tanti colori!

E quell'abbraccio grande e rotondo

Teneva insieme l'intero mondo.”

(Da “Il gigante” dei Rio)

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