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Domenica, 28 Aprile 2024
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Figuraccia Livorno in coppa Italia, Esciua: "Errore di Palumbo? Purtroppo non è un caso isolato. Giuste le dimissioni"

Il presidente commenta così quanto accaduto contro il Gavorrano con la squadra che ha schierato uno squalificato e perderà la partita a tavolino: "A volte si prendono responsabilità oltre a quelle previste dal proprio ruolo"

La figuraccia del Livorno in coppa Italia con la sconfitta a tavolino per aver schierato un giocatore squalificato ha fatto il giro d'Italia. Il giorno dopo sono arrivate le dimissioni del team manager Gianni Palumbo che si è interamente preso la colpa di quanto accaduto. La società le ha accettate perché, come spiegato dal presidente Joel Esciua, purtroppo "non si è trattato di un caso isolato. Gianni, in più di un'occasione, si è preso responsabilità che andavano oltre il suo ruolo. Non potevamo fare altrimenti". Ma come si è arrivati a una svista totale? Il numero uno amaranto ha le idee chiare: "Qualcosa non ha funzionato e le colpe vanno divise perché per noi quanto accaduto rappresenta un vero e proprio fallimento. In molti hanno agito con superficialità e questo non deve ripetersi". 

Presidente, come ha vissuto quei momenti? Cosa ha pensato quando ha saputo dell'imminente sconfitta a tavolino?
"Non dobbiamo soffermarci solo sulla squalifica non notata di Bassini ma più in generale su quanto accaduto prima e dopo. Io da primo tifoso mi sento di dire: 'beh anche io potevo vedere il bollettino e segnalarlo'. Ho cercato di capire se ci potessero essere delle attenuanti ma non è così perché bastava solamente leggere un foglio sul sito della Lnd. Invece tutto questo è stato ignorato da chi deve conoscere il regolamento e non sono arrivate comunicazioni in merito. Le responsabilità sono di tutti, ma qualcuno ne ha di più. L'unico esente è il mister". 

La squadra l'ha saputo mentre stava giocando?
"Sì, dopo pochi minuti perché ci è stato fatto notare dai nostri avversari. La gestione successiva all'aver appreso questa notizia però non mi è piaciuta perché se qualcuno di importante si fosse infortunato in una partita che era chiaro che avremo perso a tavolino cosa sarebbe successo? Questa è una macchia indelebile per me". 

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Cosa è successo nel post partita? Perché Palumbo si è dimesso?"
"La gestione subito dopo il match è stata fatta e decisa da certe persone, tra cui Gianni Palumbo, in una forma che non mi è piaciuta. Lui è vero che si è preso le responsabilità, ma a volte voleva avere dei ruoli che non li competevano forse per troppo amore verso l'amaranto. Si è sentito completamente colpevole per l'errore sparendo completamente dai radar e venendo meno anche a quello che è il compito di team manager". 

In che senso?
"Lui deve anche proteggere i ragazzi nei momenti difficili e invece ad esempio alla cena dopo la partita di Follonica non si è presentato. Inoltre sono successi anche altri episodi al di fuori di quello di coppa Italia. Purtroppo non si è trattato di un errore isolato perché se così fosse potevo anche soprassederci. Accettare le sue dimissioni è stato giusto". 

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Non pensa però che anche Bassini sia stato superficiale?
"Certamente anche se lui non ricordava la prima ammonizione. In questo caso serviva una comunicazione da parte della segreteria e dello staff dirigenziale che deve essere al corrente di squalifiche e diffide. Invece così non è avvenuto". 

Nessuna responsabilità invece per Matteo Putiganno (addetto agli arbitri, ndr)?
"Lui sapeva del secondo cartellino e l'ha comunicato, ma era ignaro che in quel caso scattasse la squalifica. Palumbo, quando il Livorno gioca in trasferta, si è preso anche questo compito quindi...". 

In chiusura, i rapporti con la tifoseria continuano a essere tesi. Questo può avere ripercussioni sulla squadra?
"In estate una parte dei supporter era prevenuta nei nostri confronti, un'altra invece si aspettava cose che non siamo in grado di fare. Poi l'episodio delle bandiere palestinesi ha creato una certa distanza. Io l'ho già ribadito: per me la politica non dovrebbe entrare allo stadio e avrei chiesto di levarle anche se fossero state di Israele, Russia o Ucraina. Arrivo anche a dire che non vorrei vedere alcuna bandiera allo stadio, se non quelle del Livorno, ma non posso impedirlo. Posso però cercare di impedire come presidente che la politica entri al Picchi e in tanti la pensano come me. In quelle due ore sarebbe il caso che l'unico interesse sia rivolto a tifare la squadra non ad altre questioni". 

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