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Cronaca

Aamps, lavoratori in stato di agitazione: "No alla chiusura del termovalorizzatore, Comune e azienda facciano un passo indietro"

La nota della Cgil a firma del segretario Giovanni Golino: "Inconcepibile che l'amministrazione comunale e l'azienda non siano disponibili al confronto"

Stato di agitazione dei lavoratori di Aamps per ribadire la loro contrarietà alla chiusura del termovalorizzatore. È quanto comunicato in una diffusa dalla Cgil nella giornata di sabato 5 novembre, a firma del segretario Giovanni Golino. "È inconcepibile - si sottolinea - che l'amministrazione comunale e l'azienda non siano disponibili al confronto: la loro decisione unilaterale di chiudere il termovalorizzatore a fine 2023 è una scelta puramente ideologica. Una scelta sbagliata. Profondamente sbagliata".

Per il sindacato infatti "dal punto di vista ambientale - spiegano - i benefici legati allo spengimento del termovalorizzatore non ci sono. Già oggi infatti, grazie alla professionalità dei lavoratori Aamps, le emissioni dell'impianto sono costantemente monitorate e il loro livelli, non solo sono ampiamente sotto i limiti di norma, ma rispettano gli standard delle migliori tecnologie disponibili, le così dette 'bat'. Dal punto di vista della tutela ambientale - aggiungono - il termovalorizzatore del Picchianti rappresenta un'eccellenza a livello nazionale. La chiusura del termovalorizzatore, invece, genererà conseguenze negative dal punto di vista ambientale. L'indifferenziato fino ad oggi conferito al Picchianti verrà inevitabilmente smaltito in discarica fuori città con l'incremento dell'inquinamento legato al traffico su gomma".

"Maggiori costi per lo smaltimento e nessuna alternativa al nostro impianto"

Nella nota firmata dal segretario Golino si sottolinea come "la chiusura del termovalorizzatore genererà pesanti ripercussioni negative dal punto di vista economico". "L'amministrazione comunale e l'azienda - sottolinea - vorrebbero realizzare nuovi impianti, ma nessuno di questi è sostitutivo al termovalorizzatore, quindi ad oggi non sono pronte alternative al nostro impianto, e quelli oggi promessi molto difficilmente entreranno in funzione prima del 2028. Fino all'entrata in funzione di questi impianti i rifiuti indifferenziati dovranno perciò esser smaltiti altrove, con inevitabili maggiori costi per tutti i cittadini livornesi".

Un altro tema affrontato è quello dei "mancati ricavi legati alla vendita dell'energia prodotta dall'impianto del Picchianti". "Tutto ciò - spiega la Cgil - si ripercuoterà inevitabilmente sulla Tari, e dunque sulle tasche dei cittadini". Per il sindacato "Comune e Aamps devono aprire un confronto serio. La scelta di chiudere il termovalorizzatore deve basarsi su un'attenta valutazione dei dati oggettivi, anche alla luce dei cambiamenti avvenuti a livello globale negli ultimi anni. E questi dati, oggi, ci dicono che chiudere l'impianto del Picchianti sarebbe un grosso errore, anche dal punto di vista occupazionale, con la perdita certa dei livelli occupazionali, per almeno 30 unità, che invece di essere utilizzate per la ricollocazione dei lavoratori del Tvr potrebbero essere messi a disposizione della città. Comune e azienda - conclude la nota - aprano al confronto e facciano un passo indietro: per il bene della salute dei livornesi, per l'ambiente e per il futuro della città".

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