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Cronaca

Morte Marcello Lonzi, si punta sugli esami delle tracce di sangue per opporsi all'archiviazione e riaprire il caso

Stamani il legale rappresentante della famiglia, Serena Gasperini, chiederà al giudice l'ammissione di uno studio scientifico delle tracce ematiche .

Tre archiviazioni non hanno scoraggiato Maria Ciuffi a cercare la verità sulla morte del figlio Marcello Lonzi, deceduto a 29 anni l'11 luglio 2003 nel carcere Le Sughere di Livorno. Perché alla versione di una morte naturale per infarto, la madre di Marcellino non ha mai creduto, soprattutto dopo aver visto le foto di quella sera di quasi 17 anni fa. Immagini forti, come quella in apertura, piene di sangue, dalle quali ripartire alla ricerca di un nuovo filone investigativo per individuare discrasie con quanto accertato finora e riaprire il caso. Tralasciando dunque le costole rotte sfuggite alla prima autopsia ed evidenziate nell'ultima perizia dal consulente di parte, così come le ecchimosi o le lesioni blu alla fronte incompatibili con una eventuale caduta su un secchio rosso, ma  cercando piuttosto di convincere il giudice a fare nuove analisi approfondite sulle macchie di sangue evidenti nelle fotografie per ricostruire la scena prima e dopo la morte di Lonzi.

Sì, perché sarà proprio l'ammissione di una BPA, ovvero uno studio scientifico delle tracce ematiche, la richiesta che stamani giovedì 20 febbraio l'avvocato Serena Gasperini farà al giudice per le indagini preliminari Antonio Del Forno, per opporsi all'archiviazione richiesta invece dal pm Massimo Mannucci. Decisione sulla quale verosimilmente il giudice si riserverà prima del pronunciamento, ovvero sull'eventuale ammissione di nuovi approfondimenti, chiedendo dunque al pm la nomina di un esperto in materia, oppure su una nuova archiviazione.

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