Rispetto e ammirazione per quanto fatto pur sapendo a cosa andavano incontro. Questi i sentimenti che hanno animato i presenti alla scopertura della teca, avvenuta nella mattina del 9 febbraio nella piazzetta antistante il Goldoni, contenente i resti della Quarto Savona 15, l'auto blindata sulla quale viaggiavano, il 23 maggio 1992 le vittime della strage di Capaci. In quell'occasione insieme al giudice Giovanni Falcone persero la vita la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicillo.  

A Livorno i resti della QS 15, l'auto blindata delle vittime della strage di Capaci

Quel giorno, oltre 500 chili di tritolo fecero saltare in aria cento metri dell'autostrada A29, che da Palermo va a Mazara del Vallo, con l'intento di distruggere un movimento culturale che da quel momento è diventato invece inarrestabile. A premere il detonatore, Cosa Nostra. L'iniziativa, 'Per non dimenticare', fortemente voluta dal questore Giuseppina Stellino: "Ogni volta vedere quell'auto è un colpo al cuore. Il nostro lavoro è quello di continuare quanto iniziato da chi non c'è più senza mai abbassare la guardia. 

"Quell'attentato - sottolinea il prefetto Paolo D'Attilio - rende bene l'idea di cosa volesse fare Cosa Nostra. Chi arrivò sul posto parlò di uno scenario di guerra. Questo ci fa capire anche quanto la criminalità organizzata temesse la magistratura per quanto stava facendo. Sia Falcone che la sua scorta oggi sono chiamati eroi ma non so se loro lo accetterebbero. Direbbero che non hanno fatto niente di particolare ma soltanto il loro lavoro". 

Al Goldoni erano presenti anche più di 500 studenti degli istituti superiori (IIS Cerboni Portoferraio, IIS Carducci Volta Pacinotti Piombino e IIS Buontalenti Cappellini Orlando, Liceo F.Enriques, IIS Niccolini Palli, IIS Vespucci Colombo, ITI Galileo Galilei  di Livorno) e delle scuole medie (IC Benci Borsi, IC Mazzini, Istituto Santo Spirito - Livorno).