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Cronaca

Livorno, lutto in curva Nord: gli ultras piangono la morte di Gigi "Coda" Guccini

Tifosissimo amaranto, se ne è andato sabato 20 marzo a soli 51 anni stroncato da un male inguaribile

Il rispetto di tutti, anche dei "nemici", se l'era guadagnato con l'esempio. E a piangerlo, scioccati dalla notizia della morte che lo ha strappato all'affetto dei cari a soli 51 anni, adesso sono davvero in tanti. Soprattutto in curva Nord, la sua seconda casa, lui che era ultras e tifosissimo del Livorno. Gigi Guccini, per tutti Gigi Coda, se ne è andato oggi, sabato 20 marzo, ucciso da una malattia scoperta troppo tardi e contro la quale non ha neppure avuto il tempo di lottare, lui che invece era un lottatore nato. Un dolore immenso per la moglie, per il figlio sedicenne, e per tutta la famiglia amaranto che, appresa la notizia, si è stretta intorno ai parenti di Gigi.

L'omaggio della Nord a Gigi "Coda": "Un vero compagno, un grande ultrà"

Sorridente, generoso, pacato, in curva era un punto di riferimento e una voce da ascoltare soprattutto nei momenti difficili. Nel 1999, aveva aderito alle Brigate Autonome Livornesi. "Per descrivere la fedeltà di Gigi al gruppo basta ricordare quando eravamo in sciopero e per protesta decidemmo di attaccare uno striscione e uscire dallo stadio - scrive su Facebook l'amico ed ex capo delle Bal, Lenny Bottai -. Si giocava a Messina e Gigi disse: 'che problema c'è? Si va'. Andò, con una brigata di matti, in furgone. Si fece centinaia di chilometri, attaccò lo striscione e tornò indietro senza nemmeno guardare la partita. Chi capisce queste cose, capisce".

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Addio a Gigi Coda, il ricordo dell'ispettore capo di polizia Giampaolo Dotto

Quelle cose che capisce anche un ispettore capo di polizia, nella fattispecie Giampaolo Dotto, per anni al seguito degli ultras allo stadio e in centinaia di trasferte. Un potenziale "nemico", per un ultras, che invece si è guadagnato il rispetto di un mondo così diverso e che ha voluto ricordare Gigi con un bellissimo post su Facebook.

"Eri sempre in prima fila e quasi mai a volto coperto - scrive l'ispettore capo di polizia -. Come usava una volta. Quando il rispetto chiamava rispetto. Ne ho sempre avuto tanto nei tuoi confronti. Mi ha scioccato la notizia. Te ne sei andato troppo presto. Questa volta il nemico era troppo forte e spietato. E per Lassù, dove andrai certamente,  ora son cazzi. Te, il Betti e gli altri ve la spasserete finalmente in pace, quella che uomini veri come te meritano. Con grande rispetto. Onore a te gigi".

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