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Cronaca Piombino

Rifugio Agribizzarra, dove gli animali maltrattati hanno un futuro: "Per loro una seconda vita, ma abbiamo bisogno di aiuto"

La storia di Sonia Lupano, fondatrice di questa realtà che si trova nel territorio di Piombino: "Vivere di donazioni è impossibile, faccio tre lavori e non ci fermiamo mai". Al via una raccolta fondi per supportare il progetto

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Ci sono asini, mucche e ciuchine come Cincia e Allegra, maiali come Franck e Wilma, cavalli come Melissa e Isolda e perfino un toro. In tutto adesso sono 25. Qualcuno è stato vittima di maltrattamenti, altri sono scampati a sequestri giudiziari, altri ancora invece erano diretti al macello e sono stati salvati. Ma tra la paura del passato e la speranza del futuro abitano le difficoltà del presente. Ora, infatti, hanno bisogno di aiuto. A raccontare la loro storia è Sonia Lupano, 54 anni, di origine piemontese ma ormai da diversi anni in Toscana. Tramite il suo rifugio Agribizzarra nel territorio di Piombino, incastonato in uno scorcio di Toscana magnifico a 2 chilometri dal mare e a due passi dal bosco, offre loro "una seconda vita". "Qui - spiega Sonia - vivono liberi in poco più di 4 ettari di terra. Li accogliamo e li manteniamo, stanno a contatto con le persone in totale libertà e si lasciano alle spalle un passato complicato e pieno di insidie".

Gli ospiti del rifugio Agribizzarra

Portare avanti la vita del rifugio però non è semplice. Non lo è stato fin dall'inizio, spesso gli aiuti promessi non sono arrivati. Altre volte sì, con dei sostegni economici per il mantenimento a vita, e per fortuna proseguono tuttora, ma non bastano. Perché tra le spesi correnti di ogni mese - 2mila euro per mantenere gli animali - e tutto il resto, talvolta ci sono anche le insidie della quotidianità, tra danni del maltempo e complicazioni varie. Per questo nei giorni scorsi Sonia ha lanciato tramite la pagina ufficiale di Agribizzarra una raccolta fondi sulla piattaforma gofundme.com. "Non solo per ripristinare le recinzioni distrutte dalle piogge - spiega - ma anche per tutelare il benessere e la salute degli animali del rifugio". La scelta di Sonia, al di là del progetto, è stata anche di vita. Per aiutare i suoi ospiti speciali non si ferma mai, svolge tre lavori e la maggior parte di ciò che serve per il loro mantenimento esce dalle sue tasche. "Ci sono persone speciali che ci danno una mano - aggiunge -. Qualcuno porta cibo, altri ci aiutano con lavori di manutenzione. Ma non è semplice, abbiamo bisogno di aiuto". 

"Un rifugio non è solo un luogo di accoglienza, ma anche una promessa di sicurezza che mi impegno a mantenere"

"Quando mi sono trasferita qua - racconta - tra ex proprietari di scuderie e associazioni varie mi sono stati portati diversi animali con accordi di mantenimento a vita. All'inizio avevo cavalli, pony e due ciuchine, stop. Poi ho accettato anche i bovini, perché nel progetto che avevo in mente c'era anche quello di avere animali diversi, che potessero non solo trovare una seconda vita, ma anche rappresentare la possibilità di connettersi con progetti per il benessere psico-fisico degli esseri umani, che poi sta alla base della mia idea. Quindi collaborare con associazioni olistiche, di yoga, per creare dei legami forti e volti a far star bene non solo gli animali ma anche le persone. Non ho mai pensato - precisa Sonia, che di fatto agli animali ha dedicato la vita - di voler far vivere il rifugio con le donazioni, anche perché a livello di entrate fisse di questo tipo arrivano non più di 250 euro, bensì di sviluppare un progetto legato all'eco-turismo. Non voglio che diventi uno zoo perché il concetto che per me sta alla base è quello del rispetto per l'animale. Accogliamo tutti, famiglie, bambini, ma sempre con questo principio alla base".

Gli ospiti del rifugio Agribizzarra

I 4 ettari di terreno sono stati acquistati nel 2018, a pochi metri dal rifugio partono stradine che si immergono nei boschi, segnalate anche dai percorsi per le biciclette. Insomma, un angolo speciale che merita di avere supporto. "Gli animali sono creature meravigliose - racconta ancora - Dobbiamo imparare a rispettarli e a prenderci cura di loro, perché loro si prendono cura di noi in modi che non possiamo nemmeno immaginare. Un rifugio non è solo un luogo di accoglienza, ma anche una promessa di sicurezza. Una promessa che, con tutte le mie forze, mi impegno a mantenere anche di fronte alle avversità del tempo". 

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