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Cronaca

Moby Prince, Luchino Chessa: "Emersi aspetti inquietanti, vicini alla verità che lo Stato ha cercato di nascondere"

La reazione del figlio del comandante del traghetto di casa Navarma e presidente dell'associazione 10 aprile alle conclusioni della commissione parlamentare: "Finalmente qualcosa di positivo, la procura ha nuovi elementi per lavorare"

Fu la presenza di una terza nave, che costrinse il comandante del Moby Prince, Ugo Chessa, a una virata improvvisa che portò alla collisione tra il traghetto della compagnia Navarma e l'Agip Abruzzo in quella maledetta notte del 10 aprile 1991. È questa la verità contenuta nella relazione della seconda commissione parlamentare d'inchiesta le cui conclusioni sono state presentate ieri, giovedì 15 settembre, dal presidente onorevole Andrea Romano. Una relazione che ha fatto emergere "qualcosa di positivo che andrà analizzato e che scoperchia aspetti inquietanti". Quali essi siano, lo dice apertamente Luchino Chessa, figlio del comandante e presidente dell'associazione "10 aprile - Familiari delle vittime del Moby Prince", che accusa lo Stato di aver "messo le mani per cercare di nascondere cose che non dovevano uscire".

La sua, anche dal punto di vista emotivo, è stata una giornata "pesante, perché per la prima volta ero da solo, senza mio fratello Angelo (scomparso a 56 anni nel giugno scorso dopo una malattia, ndr). Finalmente, però - dice a LivornoToday -, si è sentito qualcosa di positivo, che fa luce su aspetti inquietanti da analizzare. Il fatto che possa esserci una terza nave con la quale il Moby Prince stava entrando in collisione, che fosse la 21 Oktober II della Shifco che trafficava armi o la famosa bettolina che fa intravedere altri tipi di traffici, fa capire che c'è qualcosa di veramente importante dietro su cui lo Stato ha messo le mani. È chiaro che chi ha cercato di nascondere sono apparati dello Stato per far sì che non uscissero certe cose. Oltre tutto quella notte c'erano sette navi militarizzate nel porto di Livorno e sicuramente si sarebbe scoperchiato un pentolone che a nessuno piaceva aprire". 

"Dal punto di vista personale - conclude Chessa - sono contento che la figura di mio padre sia stata anche pubblicamente completamente riabilitata. Purtroppo i lavori della commissione si sono interrotti anticipatamente quando invece sarebbero stati utili questi sei mesi in più fino a fine legislatura per far emergere ulteriori elementi. L'augurio è che anche con la prossima legislatura si continui ad indagare. Intanto, i risultati della commissione saranno trasmessi alla procura di Livorno che avrà così più materiale su cui lavorare. Perché se siamo vicini alla verità, che ancora deve emergere chiaramente, non lo siamo alla giustizia. E questo è tutto un altro capitolo".

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