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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca

Nuovi Tre Ponti, l'associazione Ablondi stoppa le polemiche: "Il suo nome deve unire, non dividere"

La lettera in risposta all'associazione culturale palestinese: "L'ex vescovo e Toaff hanno saputo fare del dialogo la cifra di un impegno, non solo religioso ma anche civile"

Non si è fatta attendere la replica dell'Associazione Alberto Ablondi a quella Culturale Palestinese che in una lettera indirizzata al sindaco Luca Salvetti e alle consigliere di opposizione Barale, Trotta e Sorgente aveva manifestato il proprio dissenso contro la scelta dell'amministrazione di dedicare i nuovi Tre ponti proprio all'ex vescovo e all'ex rabbino Elio Toaff. "Ablondi avrebbe vissuto con dispiacere e quasi sofferenza questa presa di posizione - fa sapere l'associazione -. Lo stesso sentimento che proviamo noi ora, per i motivi che vogliamo condividere. Quando con molta umiltà abbiamo proposto di intitolare uno spazio pubblico alla sua figura lo abbiamo fatto nella convinzione che la sua persona e la sua testimonianza di vita tra noi siano state nel segno di unire e non dividere, di abbracciare tutti senza lasciare fuori nessuno".

"Ecco perché è giusto intitolare i Tre Ponti ad Ablondi-Toaff"

Quando all'associazione è arrivata la proposta di palazzo civico, la risposta è stata subito positiva: "Ablondi e Toaff hanno saputo fare del dialogo la cifra di un impegno: non solo religioso ma anche civile. Abbiamo anche apprezzato che la scelta sia caduta su un ponte, quasi un invito a costruire idealmente ponti, verso chiunque e dovunque. Ablondi e Toaff, senza venir meno in nulla ciascuno alla propria fede religiosa, anzi proprio per viverla in pienezza, sono state persone che hanno dimostrato che si può e si deve dialogare oltre gli steccati, aiutando a comprendere come la distinzione tra dimensione religiosa e dimensione politica di governi e partiti sia liberante per tutti".

"Riguardo proprio del rapporto tra cristiani ed ebrei, Ablondi così scriveva: 'questa distinzione è liberante per i cristiani che possono amare gli ebrei e la loro terra senza sentirsi coinvolti nella gestione politica, sempre opinabile; ed è liberante per gli ebrei, perché nessuno, con pretesti di antisemitismo, può gettare su un popolo e sulla sua missione religiosa colpe reali o presunte dei governanti di uno Stato e dei suoi partiti".

"Crediamo - chiude l'associazione - che soprattutto in questo momento storico intitolare un ponte a due persone che hanno fatto del dialogo la loro cifra distintiva sia un messaggio di pace, da parte di una città che da sempre è testimone di accoglienza di popoli e religioni". 

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