Decreto 'taglia palamiti', la pesca ricreativa si ribella: "Non è limitando gli ami che si eliminano illegalità e abusivismo: ecco cosa serve"
Consorzio Nautico di Livorno, FIPSAS e ARCI pesca provinciali contrarie alle nuove disposizioni del Masaf: "Un'ingiustizia, il ministro Lollobrigida ascolti le nostre proposte"
A poco più di un mese dall'entrata in vigore del decreto con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, non si placano le proteste di circoli nautici e pescatori amatoriali riguardo alle limitazioni imposte dal Masaf sulla pesca con il palamito. Il 'taglio' degli strumenti consentiti a bordo, con 50 ami per palangaro e un solo attrezzo in barca indipendentemente dal numero dell'equipaggio così come disposto nelle decreto, è infatti stato contestato da più parti, con il timore che le nuove misure cancellino una tradizione con conseguenti danni economici e sociali. Di più: il dubbio è che non servano a raggiungere l'obiettivo dichiarato dal ministro Lollobrigida, ovvero eliminare l'illegalità e l'abusivismo, gestire e conservare le risorse ittiche e impedire il superamento dei 5 kg di pescato a persone nonché la cattura di pesci sotto misura.
Ad avanzare le proprie rimostranze sono il Consorzio Nautico di Livorno, la FIPSAS e l'ARCI pesca provinciali: "Non c'è niente di più inesatto negli obiettivi del decreto - dicono -, si tratta di una beffa e un'ingiustizia per i pescatori ricreativi che pescano con attrezzi con un basso impatto ambientale e davvero sostenibili, come affermano i lavori pubblicati dai biologi della pesca. Con questo decreto il ministro ottiene solo due cose: l'inasprimento della conflittualità tra pesca ricreativa e pesca professionale e l'impedimento a decine di migliaia di pescatori ricreativi di continuare a praticare un metodo di pesca che ha una storia è una cultura ultracentenaria". "L'illegalità e l'abusivismo - continuano - non si combattono riducendo gli ami ad uno strumento poco impattante per le biodiversità e molto selettivo, bensì attraverso un cospicuo aumento dei controlli, sia in mare che a terra, delle pene pecuniarie e penali, di sistemi di riconoscimento delle imbarcazioni, nonché geolocalizzazioni che offrirebbero un supporto e un aiuto alle forze preposte alla sorveglianza in mare. Perché, caro Ministro, i bracconieri sanno già di compiere un atto illegale e abusivo, quindi che gli ami siano 50, 200 o 1000 a loro poco importa".
Pesca con il palamito, le proposte di Consorzio nautico, Fipsas e Arci pesca
Poi l'accusa per non aver "coinvolto i professionisti, i ricreativi, le associazioni professionistiche e dilettantistiche, ma soprattutto un coro allargato del mondo scientifico che lavora attraverso monitoraggi prolungati. In questo modo - aggiungono - avrebbe sicuramente ottenuto proposte più serie ed efficaci. In tal senso, tenendo conto della grande esperienza che il settore della pesca ricreativa detiene e delle conoscenze acquisite, elaborate e già pubblicate, ci permettiamo di porre alla sua attenzione i nostri suggerimenti: portare a 100 ami a pescatore e non più di 200 a imbarcazione indipendentemente dal numero di pescatori; introdurre il riferimento della taglia minima, adottando ami di dimensioni maggiori o ami circolari, al fine di impedire la cattura di pesci sotto misura e all'occorrenza evitare la pesca accidentale di specie protette come certe volte accade con le tartarughe marine, mammiferi marini e squali; impedire la vendita illegale che comunque è già prevista per legge, obbligamondo il pescatore ricreativo a praticare al pescato il taglio del lobo inferiore della pinna caudale come accade in altri paesi europei mediterranei".
"Il Consorzio Nautico di Livorno, la FIPSAS e l'ARCI pesca provinciali - concludono - si augurano che il ministro dell'Agricoltura, Sovranità Alimentare e Foreste, onorevole Francesco Lollobrigida, abbia la sensibilità e la volontà di accogliere un'istanza che proviene da decine di migliaia di cittadini che praticano questo antico sistema di pesca".