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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

Moby Prince, ecco la nuova commissione di inchiesta. I familiari delle vittime: "Ora faccia piena luce sulla strage"

I presidenti delle associazioni chiedono che adesso "venga completato il lavoro della scorsa legislatura"

"Ci auguriamo che la nuova commissione di inchiesta sulla strage del Moby Prince, approvata all'unanimità dalla Camera, sia al più presto operativa in modo da completare il lavoro fatto fin qui nelle scorse legislature e mettere così la parola fine su questa tragica vicenda. Ringraziamo tutti i gruppi parlamentari e il presidente Fontana per essere arrivati a questo traguardo". A dirlo sono i presidenti delle associazioni dei familiari delle vittime della Moby Prince, Luchino Chessa (Associazione 10 Aprile-Familiari Vittime Moby Prince) e Nicola Rosetti (Associazione 140). Il tutto a seguito del via libera della Camera che, con 282 voti a favore, tre astenuti e nessun contrario, ha istituito la terza commissione di inchiesta su quella che la più grave tragedia che abbia colpito la Marina mercantile italiana dal secondo dopoguerra, provocando la morte di 140 persone tra passeggeri e membri dell'equipaggio. 

Moby Prince, Luchino Chessa: "Bene l'impegno della politica. Dopo 32 anni di passione e sofferenze, ora fare piena luce sulla strage" 

"Le verità processuali sono state incomplete e infondate, ora è necessario mettere la parola fine su quanto accaduto"

"La politica - proseguono Chessa e Rosetti - ha sempre risposto positivamente alle richieste di commissione di inchiesta. Tutti i gruppi parlamentari hanno espresso parere positivo, un aspetto importante che fa capire come la strage del Moby Prince muove ancora le coscienze personali e collettive. Fin dall'inizio di questa legislatura ci siamo rivolti a tutte le forze politiche presenti in Parlamento per chiedere di completare il lavoro interrotto a causa dello scioglimento anticipato delle Camere l'anno scorso. Il Parlamento ha ascoltato le richieste delle nostre associazioni e adesso, dopo più di 32 anni, abbiamo la possibilità di arrivare alla verità sulle cause del più grande disastro della marineria italiana nel quale persero la vita 140 persone, che è anche la più grande strage sul lavoro con ben 65 membri dell'equipaggio morti adempiendo al proprio dovere".

"Grazie alle due precedenti commissioni di inchiesta -  hanno aggiunto -, che hanno lavorato in spirito bipartisan, oggi sappiamo che le verità processuali sono state palesemente incomplete ed infondate. Non c'era nebbia quella sera davanti il porto di Livorno, la vita a bordo del traghetto durò molto di più di mezz'ora, i soccorsi si diressero solo verso la petroliera di Eni Agip Abruzzo e dopo appena due mesi le parti sottoscrissero un accordo assicurativo (di fatto un accordo di non aggressione) che ha segnato tutta questa tragica vicenda. Per noi familiari sono stati 32 anni di sofferenze, rabbia e frustrazioni; ma adesso si tratta di mettere la parola fine su quanto accaduto la sera del 10 aprile 1991. Abbiamo lottato, per molti anni da soli, per arrivare a questo punto; e non intendiamo fermarci adesso".

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