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Cronaca

Coronavirus Livorno, Spartaco Sani: "Ricoveri in diminuzione e aumentano le possibilità di guarigione, ma guai abbassare la guardia"

Il responsabile delle malattie infettive per l'Asl Toscana nord ovest fa il punto della situazione per quanto riguarda l'ospedale cittadino: "Diminuito il carico dei malati in terapia intensiva. I risultati raggiunti frutto della collaborazione tra i vari reparti"

Dall'uso del Ruxolitinib all'importanza di rispettare le misure restrittive, dalle terapie somministrate ai pazienti affetti da Coronavirus ai test sierologici. Spartaco Sani, responsabile delle malattie infettive per l'Asl Toscana nord ovest e direttore del reparto dell'ospedale di Livorno, ha fato il punto sull'andamento dei ricoveri e sulle terapie per i pazienti affetti da Covid-19: "Sono in diminuzione - le sue parole - ma questo non vuol dire che la vittoria sia vicina. Dobbiamo continuare a lavorare come stiamo facendo. Vorrei spendere un grazie per tutti gli operatori che, insieme a me, stanno collaborando per cercare di vincere questa battaglia". 

Dottore, come si sta evolvendo la curva dei ricoveri?
"Da alcuni giorni a Livorno e negli altri ospedali dell'Asl si registra una netta riduzione dei ricoveri per Coronavirus, soprattutto per quanto riguarda pazienti con forme gravi, con la conseguente diminuzione del carico dei malati in terapia intensiva". 

Questo è il dato più significativo e più importante che possiamo osservare. 
"Le misure di contenimento, il distanziamento sociale, lo 'stare a casa' hanno fatto sentire il loro effetto positivo sull'evoluzione dell'epidemia. Per questo le regole devono essere mantenute e rispettate con rigore perché è sempre in agguato il pericolo di una ripresa dei contagi". 

Il distanziamento sociale e le misure di contenimento sono fondamentali per evitare una ripresa dei contagi 

In questi mesi, anche in Toscana e a Livorno si stanno sperimentando diverse terapie. 
"Non ne esiste una singola per curare l'infezione da Coronavirus che da sola possa essere risolutiva, ma abbiamo imparato come gestire complessivamente il paziente nelle diverse fasi della malattia. Ogni fase ha oggi diverse possibilità terapeutiche, la cui validità non è ancora certa ma, come stiamo osservando nella pratica clinicaquotidiana, spesso si sono rivelate efficaci".  

Ci può spiegare quali sono le varie fasi?
"Dopo l'infezione, la prima è quella viremica, dovuta alla replicazione del virus nell'organismo e può essere del tutto asintomatica o presentarsi con quadri clinici variabili. La maggioranza dei pazienti che contrae il virus non ha conseguenze, ma una percentuale importante, circa il 20%, presenta una fase successiva in cui i sintomi, spesso severi, non sono dovuti all'azione diretta del virus ma allo scatenarsi di una reazione di 'disregolazione immunitaria'. Tale reazione da parte dell'organismo, spesso associata a febbre elevata, porta alla produzione, in quantità elevata, di mediatori dell'infiammazione, le cosiddette 'citochine', responsabili del danno polmonare che può essere estremamente grave fino ad essere mortale". 

Ogni fase della malattia ha diverse possibilità terapeutiche che, come abbiamo osservato sui nostri pazienti, spesso si sono rilevate efficaci 

Quali sono le persone maggiormente colpite?
"Quanto descritto può accadere, raramente, in soggetti giovani e senza patologie associate, mentre è più frequente in pazienti anziani che soffrono già di problemi respiratori, come la bronchite cronica ostruttiva. In questo caso è frequente il ricorso alla terapia intensiva e il tasso di mortalità aumenta". 

Come si deve agire quando un paziente risulta positivo?
"I soggetti positivi in fase iniziale devono essere curati a domicilio o in residenze dedicate. I risultati ottenuti somministrando precocemente la clorochina o idrossiclorochina sono buoni e c'è un sostanziale accordo della comunità medico-scientifica sul fatto che questa terapia possa ridurre la carica virale e prevenire la progressione della malattia. Questo fattore ci spinge a sostenere che i pazienti, in fase iniziale, devono essere seguiti dalle Usca (Unità speciali di continuità assistenziale) in collaborazione con il medico curante. Se il soggetto è sintomatico dovrà assumere la clorochina ed essere monitorato costantemente in modo da valutare precocemente la comparsa di disturbi respiratori. In caso di aggravamento si dovrà ricorrere, in tempi adeguati, al ricovero. Sia nelle fasi precoci della malattia, sia in quelle successive,  c'è il consenso all'utilizzo dell'eparina perché si ipotizza che abbia un effetto antivirale, visto che nella genesi del danno polmonare è presente una componente di tipo microembolico diffuso". 

I soggetti positivi, in una fase iniziale, devono essere curati a domicilio o in una struttura dedicata. In caso di aggravamento occorre ricorrere, in tempi brevi, al ricovero

Cosa accade invece quando il paziente peggiora?
"Se una persona ha la polmonite e necessita di un ricovero, vi sono varie proposte terapeutiche volte a contrastare la reazione anomala che causa il danno polmonare e generale. Abbiamo rivalutato il cortisone che nel nostro caso ha funzionato anche se, sulla sua efficacia, ci sono state e ci sono ancora molte controversie e pareri discordanti. In alcuni pazienti, con un quadro clinico grave e con elevata possibilità di progressione, in collaborazione con il dottor Enrico Capochiani (responsabile dell'ematologia aziendale, ndr), abbiamo somministrato un farmaco utilizzato per curare patologie ematologiche, il Ruxolitinib, che ha la caratteristica di essere un forte inibitore della cascata citochinica. I risultati sono stati molto buoni e tutti i pazienti trattati sono in buone condizioni di salute, uno è già stato dimesso e altri sono prossimi alla dimissione. Questo trattamento, come altri che hanno lo stesso intento come il Tocilizumab, è riservato solo a soggetti con caratteristiche particolari". 

Coronavirus Livorno, approvato un farmaco sperimentale definito "anti terapia intensiva"

Dall'inizio della pandemia ad oggi, che idea si è fatto sulla possibilità di arginare il contagio e ridurre gli effetti negativi sulla salute? 
"Pur non essendoci una soluzione terapeutica definitiva, posso dire che in tutte le fasi della malattia abbiamo nettamente migliorato la gestione terapeutica del paziente e le possibilità di guarigione sono aumentate, questo fa ben sperare per il futuro".

Il Ruxolitinib, da noi sperimentato, ha dato buoni risultati e tutti i pazienti trattati sono in buone condizioni

Risultati che non sarebbero arrivati senza la collaborazione tra reparti. 
"Assolutamente sì. In questa emergenza è stata fondamentale l'interdisciplinarietà, la collaborazione con rianimatori, pneumologi, internisti, nefrologi, infettivologi, laboratoristi, medici di emergenza e urgenza, pronto soccorso e 118. Tutti hanno lavorato senza sosta con dedizione e professionalità ed è stato fondamentale anche il ruolo svolto da tutte le unita operative che, nonostante non fossero coinvolte nelle aree Covid, hanno dato il loro prezioso contributo". 

Coronavirus Toscana, via all'effettuazione di 400mila test sierologici

Dottore, un accenno sui test sierologici che in questi giorni si stanno effettuando su larga scala. 
"Il loro utilizzo deve essere effettuato sotto la guida degli specialisti che si occupano di Coronavirus e devono essere utilizzati nei programmi, soprattutto di screening, gestiti dalle aziende sanitarie. Un utilizzo fai da te porterebbe solo confusione. La diagnosi di positività certa si ottiene solo con la ricerca del genoma virale su tampone naso/orofaringeo. La positività dei test sierologici deve essere sempre confermata con il tampone, perché esiste la possibilità di falsi positivi e negativi. Da qui la necessità di un loro utilizzo controllato in ambito istituzionale". 

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