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Caos Livorno, fallita la trattativa con il gruppo indiano: l'iscrizione al campionato è sempre più lontana

Yogesh Maurya e il fondo che lo sostiene hanno deciso di interrompere le negoziazioni dopo il 'no' dei soci a 2 milioni di euro. Per i possibili acquirtenti, irricevibile la controproposta del liquidatore Gherlone di scorporare il debito. Tra sei giorni 106 anni di storia amaranto potrebbero essere sepolti

Facciamola breve, visto che questa storia va avanti da cinque mesi e ha sfiancato, più che stancato, anche il più ostinato degli incassatori. E diciamo subito che pure Yogesh Maurya, l'imprenditore indiano sostenuto da un fondo di investimento internazionale e interessato all'acquisto dell'As Livorno calcio, non ne può più. Non dell'amaranto, che avrebbe davvero voluto rilevare e risollevare, ma di trattare con chi, sommerso di debiti - sarebbero almeno 4 e non 3 i milioni di rosso complessivo -, avrebbe ancora la faccia tosta di rinunciare a due milioni di euro per vendere la società, proponendo soluzioni alternative di dubbia fattibilità come ad esempio lo scorporamento del debito in altri rami aziendali, in modo tale da ripulire il titolo sportivo.

Cessione Livorno, Yogesh Maurya pronto ad acquistare la società: "Aspettiamo la risposta dei soci"

Sarebbe questa, infatti, la controproposta fatta ieri, giovedì 15 luglio, al gruppo indiano dal liquidatore e responsabile amministrazione finanza e controllo della società di via dell'Indipendenza, Pierpaolo Gherlone, già advisor dei piemontesi e interfaccia di una trattativa ormai fallita. Una controproposta piena di punti oscuri, con il rischio di ritrovarsi responsabili di fallimenti altrui, e pertanto ritenuta inaccettabile da Maurya e soci. Che non avrebbero avuto problemi economici a coprire 575mila euro richiesti per saldare il debito sportivo (stipendi arretrati) e depositare i documenti per partecipare al prossimo campionato di serie D - figuriamoci, a quanto ci risulta sarebbero davvero arrivati a versare due milioni di euro per prendersi il Livorno libero dai debiti -, ma che invece non intendono più continuare a trattare con una società ormai ritenuta inaffidabile.

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(Venerdì 11 settembre 2020, il presidente Aldo Spinelli annuncia il passaggio di proprietà)

Peccato perché, tra i molti soggetti accostati al Livorno o realmente interessati all'acquisto, Maurya sembrava il più solido e credibile. Una speranza, pur non conoscendone nel dettaglio progetti e programmi, quanto meno per liberarsi definitivamente da chi, con responsabilità più o meno gravi, ha trascinato l'amaranto al punto più basso della sua gloriosa storia. Centosei anni di gioie e dolori che, a dieci mesi da quel brindisi per celebrare la nuova formazione societaria del Livorno (presenti Spinelli, Aimo, Navarra e Presta, oltra al "professor" Mastena di Banca Cerea), quando risaltavano sorrisi, pantaloni gialli e bicchieri di plastica, rischiano tra una settimana di essere vergognosamente sepolti. A meno che, da Genova più che dal Piemonte, considerate le finanze, non intervenga qualcuno in extremis. Francamente, però, non sappiamo se augurarcelo: sarebbe il prolungamento di un patire - peggio, un'agonia - che nessuno intende più sopportare.

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